Cosa c’è dietro un seme di soia?
Foreste che bruciano, polmoni verdi massacrati per lasciare spazio a terreni per nuove colture. La soia e le palme da olio sono certamente le principali cause della deforestazione, in favore dell’impiego di questo prodotto per gli allevamenti di bestiame, uso alimentare e impiego in #biodisel.
La maggior parte di queste coltivazioni sono soprattutto nelle aree del Sud America e Stati Uniti, per la soia e nel Borneo e nel resto del Sud-Est asiatico, per la palma da olio.
? Circa l’80% della coltivazione di soia, nello specifico, si trova in Brasile, Argentina e Stati Uniti, che insieme a Cina e Federazione Russa rappresentano più della metà dell’intera area forestale mondiale (il totale sono circa 4, 06 miliardi di ettari. Dati @fao): i polmoni del mondo ?
? L’ espansione agricola continua a essere il principale motore della deforestazione e della conseguente perdita di biodiversità. Nei numeri l’agricoltura su larga scala, ossia allevamento di bestiame, coltivazione di soia e di palma da olio, rappresenta circa il 35-40% di tale fenomeno.
?Secondo dati del @wwf la Cina è lo stato che importa più soia e la domanda continua ad aumentare. Nonostante alcune aziende agricole produttrici di soia e alcune Ong abbiano istituito nel 2006 la moratoria Amazon Soy, che vieta la conversione diretta delle foreste amazzoniche in colture di soia, i colpi di machete, gli incendi dolosi per l’espansione delle coltivazioni, non hanno risparmiato il #bioma dell’Amazzonia. La conservazione e la gestione sostenibile delle foreste sono fondamentali per una conservazione della biodiversità mondiale e per la sicurezza alimentare e il benessere delle persone nel mondo, secondo un approccio paesaggistico integrato. Un grande cambiamento di trasformazione di come produciamo il cibo è necessario, per poter abbandonare la situazione attuale dove a domanda di cibo corrisponda un’offerta che si basa su un’inappropriata conversione delle pratiche agricole.
Le aziende da un lato e gli investitori di materie prime dall’altro dovrebbero adottare modelli di business che siano ambientalmente e socialmente responsabili al nascere e non porvi poi rimedio. L’aumento del consumo di soia (e di olio di palma) non va imputato solo all’alimentazione e alla domanda di cibo, ma anche all’impiego per biodiesel. Il ché non ha molto senso, quando le coltivazioni sorgono dove prima c’erano foreste umide e torbiere. La distruzione di Foreste provoca nell’immediato un aumento di CO2 in atmosfera, e per questa ragione la combustione di un litro di biodiesel, provoca il triplo delle emissioni di CO2 del gasolio di origine fossile.
E’ il recente il Rapporto dell’IPCC (agosto2019), redatto da un panel di scienziati Onu, ad affermare che fortunatamente ci sono limiti all’uso di coltivazioni a scopo energetico, così come il recente abbandono anche dei sussidi di legge all’olio di palma, da parte dell’Italia, entro il 2020.
? Una Governance efficace, politiche integrate, rispetto dei diritti delle comunità locali, delle minoranze indigene e della loro sussistenza sono alla base di ogni possibile iniziativa.
? Cosa possiamo fare noi, per fermare tale perdita?
?dobbiamo trasformare la nostra domanda alimentare. Non è sufficiente limitarsi al non consumo di carne proveniente da allevamenti intensivi, se poi la sostituiamo con prodotti a base di molta soia per equipararne il contenuto proteico. una maggiore #informazione e attenzione anche a tavola oggi è fondamentale per combattere contro il #surriscaldamento globale, determinato dalle #emissioni, dovute per almeno il 26% all’agricoltura e zootecnia.
☀️Da sempre il nostro approccio vuole essere #sostenibile: qualcosa possiamo e dobbiamo fare noi, altro lo si deve lasciare a enti di competenza.